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Category Archives: Trasporto e Logistica

H2IT presenta il Report sullo sviluppo di stazioni di rifornimento

Mobilità a idrogeno: una visione strategica per creare la rete italiana di stazioni di rifornimento. H2IT, Associazione Italiana Idrogeno, presenta le sue proposte per realizzare gli obiettivi previsti dall’UE.

Roma, 23 marzo 2023 – Ridurre del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030 e raggiungere il net-zero entro il 2050. Con il Green Deal, l’Unione Europea ha posto obiettivi di transizione energetica molto ambiziosi, che richiedono una trasformazione in senso green della mobilità, puntando su alimentazioni alternative come l’idrogeno. Su questo fronte, l’Italia ha da poco mosso i primi passi, grazie all’approvazione da parte del MIT di 36 progetti di stazioni di rifornimento a idrogeno sul territorio nazionale, per un investimento totale di 103,5 milioni di euro.

Ma quali sono lo scenario, il quadro normativo e lo stato dell’arte tecnologico della mobilità italiana idrogeno con riferimento al trasporto stradale (pesante e leggero), ferroviario e in ambito portuale? Per rispondere a queste domande e costruire una visione strategica sull’implementazione della rete di stazioni di rifornimento a idrogeno in Italia, H2IT – Associazione italiana idrogeno – che rappresenta grandi, medie e piccole imprese, centri di ricerca e università che lavorano nel settore – ha divulgato il report “Sviluppo di Stazioni di rifornimento idrogeno – Barriere normative e scenari di implementazione”. Lo studio, pubblicato in occasione di Key Energy, la fiera di riferimento per il mercato delle energie rinnovabili, analizza e mette a punto una serie di proposte per superare gli attuali fattori limitanti.

Partiamo proprio dallo scenario. Nel corso degli ultimi anni, il numero dei mezzi di trasporto alimentati ad idrogeno è cresciuto notevolmente sia nel trasporto stradale che ferroviario. In Europa, il trend positivo del 2020 è proseguito anche nel 2021, con un aumento delle nuove immatricolazioni di veicoli a idrogeno del +22% rispetto al 2020. Spicca la Germania, che ha registrato un +70%, seguita da Paesi Bassi e Svizzera. A livello globale, i maggiori produttori di auto idrogeno sono Corea del Sud e Giappone. In Italia, la mancanza di una rete di stazioni di rifornimento adeguata ha limitato fortemente la crescita del mercato. Proprio per questo, all’interno dei 3,64 miliardi previsti per la filiera idrogeno nel PNRR, 530 milioni di euro sono dedicati a sostenere la costruzione di stazioni per il trasporto stradale (230 milioni, 40 stazioni) e ferroviario (300 milioni per 10 stazioni) entro il 2026. In particolare, per il trasporto stradale pesante, come specificato nelle Linee Guida Preliminari della Strategia Italiana Idrogeno del MISE, l’obiettivo è rendere il 2% della flotta nazionale di camion a lungo raggio alimentato a idrogeno al 2030, spianando così la strada anche allo sviluppo della mobilità leggera a idrogeno. Nel ferroviario, invece, l’idrogeno può supportare l’obiettivo di rendere indipendenti da combustibili fossili le linee non elettrificate (circa il 30%, 4.670 km). Si tratta di target che richiedono investimenti pubblici, ma anche investimenti privati da parte delle aziende, che però subiscono troppe battute d’arresto a causa anche di regolamenti limitanti. È evidente, dunque, la necessità di un quadro normativo abilitante che incoraggi le aziende a puntare sul settore.

Proprio a proposito del complesso quadro normativo, nel report, emerge l’importanza dell’Alternative fuel infrastructure regulation (AFIR) che la UE vuole implementare nell’ambito del pacchetto Fit For 55, che prevede target piuttosto sfidanti sulla distribuzione delle stazioni di rifornimento. Tra queste, ad esempio, una  distanza di 100 km tra una stazione e l’altra sui corridori strategici, che impone quindi all’Italia un’accelerazione, in confronto ad altri Paesi che possono vantare, invece, una rete già diffusa. Un regolamento in via di sviluppo, i cui target saranno però vincolanti per i Paesi Membri.

Ad oggi, la normativa italiana è particolarmente stringente, a differenza di altri Paesi a cui l’Italia potrebbe allinearsi al fine di ottenere tempistiche autorizzative più brevi e far partire i progetti. Rispetto a Paesi come la Germania, che ha sviluppato con una logica a perdita di mercato una rete di 100 stazioni di rifornimento idrogeno, l’Italia è dunque indietro. Può, però, trasformare questa situazione di svantaggio e rincorsa degli obiettivi europei – che sarà obbligata a recepire – in un’opportunità. Sarà necessario avere una strategia molto chiara per lo sviluppo delle infrastrutture che tenga conto di molti fattori, sfruttando la cornice dell’UE e abilitando così anche altri settori dove l’idrogeno risulta chiave per la decarbonizzazione.

Riassumendo quanto emerge dal report, H2IT propone di:

  • Allineare e integrare la cornice normativa italiana con quella europea, ispirandosi alle best practice dei Paesi più all’avanguardia;
  • Rivedere il decreto del 23 ottobre 2018, per rendere omogenea e chiara la normativa su tutto il territorio e sbloccare gli investimenti privati;
  • Rivedere le disposizioni che riguardano le taglie delle stazioni di rifornimento, prevedendo anche stazioni modulari che permettano di adattarsi ad aumenti futuri della richiesta di idrogeno;
  • Consentire sinergie tra il rifornimento autostradale e quello stradale/locale in una logica multipurpose e multifuel, inserendo il rifornimento di idrogeno all’interno di una stazione che offre più carburanti aggregando in un unico luogo più servizi;
  • Posizionare strategicamente sul territorio nazionale le stazioni di rifornimento a idrogeno, tenendo conto sia dei corridoi strategici per l’economia italiana sia puntando prioritariamente sulle zone dove è più facile si sviluppi prima una condizione favorevole del mercato.

 

La necessità di puntare anche sull’idrogeno, in modo complementare con le altre fonti alternative, è stata messa nero su bianco dalle istituzioni europee ed italiane – ha dichiarato Luigi Crema, Vice Presidente e Presidente del Comitato Scientifico di H2IT. La recente pubblicazione del bando sulle stazioni di rifornimento del PNRR da parte del MIT e la relativa assegnazione dei fondi per 36 stazioni è un passo fondamentale per sviluppare il primo nucleo di rete infrastrutturale, ma deve essere il primo di più passi inseriti in una cornice strategica. Altrimenti, il rischio è, da una parte, quello di perdere ulteriore terreno dai Paesi che hanno già avviato questo percorso, dall’altra, di scoraggiare o vanificare gli investimenti delle aziende attive su questi progetti. Il tavolo di lavoro che ha realizzato lo studio, composto da esperti provenienti dal mondo accademico e aziendale, è concorde nell’indicare come prioritario il sostegno alla realizzazione di un buon numero di stazioni di rifornimento entro il 2026, che facciano poi da volano per il raggiungimento degli obiettivi al 2030. Per farlo, è necessario perseguire con convinzione la linea di investimenti, impostare una visione strategica che coinvolga anche gli attori della filiera e avviare un’opera di semplificazione del percorso autorizzativo e normativo in linea con lo spirito del PNRR. Un percorso che darebbe anche un orizzonte certo agli investitori industriali e finanziari e concorrerebbe allo sviluppo e al consolidamento di una filiera italiana dell’idrogeno.”

Il tavolo di lavoro di H2IT sul tema della rete di rifornimento idrogeno è partito nel 2021 e ha visto un importante lavoro di coordinamento da parte del Comitato Scientifico dell’Associazione, sotto il coordinamento generale del Prof. Borello del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale dell’Università degli Studi La Sapienza, con aziende ed enti come ENEA, Rina, Toyota Material Handling, IIT Bolzano.

Report H2IT_Sviluppo di Stazioni rifornimento Idrogeno

 

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italiano il primo mezzo a idrogeno nel porto di Valencia

È italiano il primo mezzo a idrogeno per la movimentazione delle merci in un porto europeo. Ideato e sviluppato dal consorzio ATENA, con il supporto di ENEA, dei Cantieri del Mediterraneo e delle Università di Napoli ‘Parthenope’ e di Salerno. Si tratta di un trattore portuale a quattro ruote, in gergo yard truck, che verrà testato per la prima volta nello scalo di Valencia in Spagna dal Gruppo Grimaldi nel terminal ro-ro gestito dalla sua consociata Valencia Terminal Europa, nell’ambito del progetto europeo ‘H2Ports’ del valore di 4 milioni di euro. Il terminal del gruppo armatoriale partenopeo dispone di una superficie di oltre 350.000 m² dedicata alla movimentazione di merci rotabili e, grazie a questo progetto diventerà il primo terminal ro-ro in Europa ad utilizzare un trattore portuale 4×4 alimentato a idrogeno, riducendo così ulteriormente il suo impatto ambientale. Infatti, oltre a rispettare le prestazioni e la sicurezza delle operazioni di logistica, lo yard truck non produrrà emissioni inquinanti grazie al sistema di alimentazione a idrogeno che emetterà solo acqua e calore.

“Il mezzo a idrogeno che abbiamo contributo a sviluppare è dotato di un propulsore ibrido a celle a combustibile e di batterie litio-ioni, che consentiranno di svolgere le consuete operazioni di logistica portuale di carico e scarico delle merci dalle navi cargo. L’utilizzo dell’idrogeno garantirà una buona autonomia operativa, tempi di rifornimento brevi, bassi costi di manutenzione e soprattutto zero emissioni”, spiega Viviana Cigolotti, ricercatrice del Laboratorio Accumulo di Energia, Batterie e tecnologie per la produzione e l’uso dell’Idrogeno e responsabile per ENEA del progetto.

In termini di emissioni evitate, i ricercatori dell’ENEA hanno calcolato che i trattori che lavorano per scaricare le navi (ognuna delle quali richiede una flotta di 6 trattori), in un terminal portuale di medie dimensioni, lavorano per circa 19.800 ore all’anno, consumando circa 188.000 Litri/anno di diesel.  Tenuto conto che gli yard truck ‘tradizionali’ emettono circa 2,67 chilogrammi di anidride carbonica per litro di carburante e 0,028 chilogrammi di ossidi di azoto per litro di carburante, con l’utilizzo di flotte a idrogeno, verrebbero evitate circa 501 tonnellate/anno di CO2 e 5 tonnellate/anno di NOx. “Inoltre – sottolinea Cigolotti- la stima delle emissioni evitate riguarda solo l’uso di yard truck a idrogeno e non comprende l’ulteriore abbattimento degli inquinanti legato al minore impiego dei sistemi di ventilazione molto energivori utilizzati all’interno delle navi per rimuovere lo smog prodotto dai mezzi di carico e scarico merci alimentati a diesel”.

Ogni anno il settore dei trasporti marittimi e della logistica portuale producono circa un miliardo di tonnellate di emissioni di CO2, che rappresentano il 2,5% delle emissioni globali di anidride carbonica e il 13% delle emissioni di tutto il comparto europeo dei trasporti. E questo numero è destinato a crescere: si stima che aumenterà del 50% entro il 2050. Venti milioni di tonnellate di COdipendono dallo stazionamento delle navi e dalle operazioni di carico e scarico in porto che vengono svolte da mezzi inquinanti a diesel, come camion, carrelli elevatori, movimentatori di container e gru. Ed entro il 2050 questa cifra crescerà fino a 70 milioni di tonnellate per la CO2 e a 1,3 milioni per gli ossidi di azoto, senza considerare le significative quantità di ossidi di zolfo e di particolato PM10.

“Una riprogettazione in chiave green di questi veicoli rappresenta una soluzione promettente per la decarbonizzazione del settore portuale che dà lavoro a oltre 2 milioni di persone in Europa, se consideriamo anche l’indotto, e contribuisce con oltre 50 miliardi di euro al PIL europeo. E tra tutte le possibili tecnologie energetiche pulite, la più promettente è rappresentata dall’idrogeno e dalle celle a combustibile, grazie alla loro scalabilità, flessibilità e all’alta efficienza che gli conferiscono un elevato potenziale, soprattutto in accoppiata a dispositivi di accumulo di energia come le batterie agli ioni di litio”, conclude Cigolotti.

Lo yard truck nel dettaglio

A livello operativo, il sistema di accumulo del prototipo del trattore portuale avrà una capacità complessiva di circa 12 chilogrammi di idrogeno, in grado di garantire un funzionamento continuo di almeno sei ore, ovvero la durata media di un turno di lavoro. Il motore elettrico di cui è equipaggiato il mezzo, è un dispositivo molto efficiente, particolarmente adatto per applicazioni che richiedono alte potenze; può ricevere energia per la trazione contemporaneamente sia dalla cella a combustibile sia dalla batteria e caricare la batteria durante le frenate o le decelerazioni.

Lo yard truck farà il ‘pieno’ presso la stazione mobile di rifornimento di idrogeno che è stata sviluppata da uno dei partner del progetto, il Centro Nacional del Hidrógeno, e garantirà il carburante green non solo al prototipo del trattore portuale ma anche al carrello elevatore (il reach stacker);  quest’ultimo mezzo, sviluppato dall’azienda Hyster Yale, opererà sempre nel porto di Valencia, presso il terminal di MSC.

Oltre allo yard truck saranno messi a punto e validati sul campo dagli altri partner del progetto anche un carrello elevatore (reach stacker) e una stazione di rifornimento mobile.

Il progetto è coordinato dalla Fundación Valenciaport, in stretta collaborazione con l’Autorità Portuale di Valencia, ed è supportato dalla partnership pubblico-privata ‘Fuel Cell and Hydrogen Joint Undertaking (FCH JU)’, oggi ‘Clean Hydrogen Partnership’. Oltre alla Fundación Valenciaport e all’Autorità Portuale di Valencia, altri partecipanti al progetto sono il Centro Nacional del Hidrógeno e le aziende MSC Terminal Valencia, Grimaldi Euromed e Valencia Terminal Europa (entrambe società del Gruppo Grimaldi), Hyster-Yale, Atena scarl-Distretto Alta Tecnologia Energia Ambiente (con le sue terze parti ENEA, Università degli Studi di Napoli Parthenope, Università degli Studi di Salerno e Cantieri del Mediterraneo spa), Ballard Power Systems Europe ed Enagás.

Fonte: ENEA

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A2A

Quotato in Borsa, con circa 13.000 dipendenti, il Gruppo gestisce la generazione, la vendita e la distribuzione di energia e la vendita e la distribuzione di gas, il teleriscaldamento, il ciclo dei rifiuti, la mobilità elettrica e i servizi smart per le città, l’illuminazione pubblica e il servizio idrico integrato. La sostenibilità è al centro della strategia industriale di A2A, fra le prime aziende ad aver definito una politica ispirata ai 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU. Per promuovere la crescita sostenibile del Paese e rendere la transizione energetica e l’economia circolare delle realtà concrete, il piano industriale prevede investimenti in progetti allineati all’Agenda ONU.

A2A può vantare un’integrazione su tutta la catena del valore, dalla produzione di energia rinnovabile alla produzione e vendita di idrogeno, abilitando nuovi modelli distribuiti e/o integrati, nei quali l’idrogeno ha un ruolo chiave grazie anche alle competenze distintive nella gestione di impianti complessi e tecnologicamente all’avanguardia in ambito generazione elettrica ed economia circolare.

A2A è il primo operatore ad aver avviato progettualità concrete nel mondo dell’idrogeno rinnovabile considerandolo come naturale ampliamento del portafoglio di soluzioni low-carbon che il Gruppo offre, come ad esempio la collaborazione con FNM e SNAM sul progetto H2 Vallecamonica che ha visto aggiudicarsi 4,5 Mln€ a fondo perduto tramite l’Innovation Found Small Scale europeo

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Comec Innovative

Comec Innovative nasce nel 1965 dall’intuizione imprenditoriale della famiglia Trevisan per la costruzione di macchine utensili di alta precisione. Nel corso degli anni l’esperienza dell’azienda è stata trasferita nel mondo dei compositi, dapprima nella ricerca e sviluppo di tecnologie di processo innovative in collaborazione con produttori di materie prime, clienti e istituti scientifici, e successivamente nella realizzazione di una nuova generazione di macchine per la lavorazione della fibra di carbonio. COMEC Innovative realizza oggi macchine innovative per il Tow-preg, Pre-preg, Automatic Tape Laying (ATL) and Automatic Fiber Placement (AFP). Particolare attenzione è riservata alle macchine per il tow-preg, processo nel quale l’azienda opera nel mercato aerospaziale, aeronautico e automobilistico.

Con l’aiuto della divisione R&D, COMEC Innovative sta sviluppando una nuova generazione di macchine di Filament Winding destinata alla produzione di serbatoi in pressione per lo stoccaggio dell’idrogeno.

http://www.comecinnovative.it/

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DNV

Società di registrazione e classificazione leader nel mondo e un consulente riconosciuto per il settore Maritime. Forniscono test, certificazioni e servizi di consulenza tecnica per il settore energetico. Offre una vasta gamma di servizi di consulenza tecnica e commerciale (Market assesment, certificazione, risk advisory…) e con una vasta esperienza nel settore energetico e marittimo, con questa esperienza in grado di coprire la catena del valore dell’idrogeno.

https://www.dnv.it/index.html

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FABER

Fondata nel 1969 e produttiva dal 1972, Faber Industrie è leader mondiale nella progettazione, produzione e collaudo di bombole e sistemi per gas ad alta pressione. Faber ha un’offerta completa di bombole sia in acciaio che in materiale composito (secondo la norma si classificano in Tipo 1,2,3 e 4). Faber opera in tre mercati principali, quello energetico che comprende le applicazioni del (bio)metano e dell’idrogeno, quello industriale che comprende i gas tecnici, medicali ed alimentari ed antincendio, quello dell’aria per uso subacqueo e superficie. I principali clienti di Faber sono le case automobilistiche e le società produttrici di gas.

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REGAS

Da 25 anni Regas fornisce soluzioni tecnologiche alle principali utilities e aziende operanti nei settori energivori per la transizione verso un sistema energetico più pulito.

 Con un’esperienza solida maturata in impiantistica per la regolazione e la misura di gas naturale, la sua analisi e odorizzazione, negli ultimi anni abbiamo sviluppato una piattaforma software in grado di gestire in modo automatizzato, efficiente e digitalizzato la rete gas, grazie all’AI.

 Ad inizio 2021 abbiamo lanciato HyCon, un sistema power-to-gas plug&play sviluppato per il sector coupling  e progettato per diverse applicazioni: per la produzione, miscela ed immissione di idrogeno verde nella rete gas, per la decarbonizzazione di processi industriali nei settori hard to abate e per mobilità.

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SALP

La storia di S.A.L.P. SpA testimonia la crescita straordinaria di un’impresa italiana che da piccola realtà locale è divenuta leader nel proprio settore in Europa. L’azienda, costituita nel 1959 a Bologna, si trasferisce in Friuli Venezia Giulia nel 1971. Impegnata dapprima nei lavori di bonifica della Pianura Padana, S.A.L.P. SpA si inserisce subito nel settore della metanizzazione che all’epoca vede nella zona emiliana il centro propulsore della ricerca e della valorizzazione di gas metano e petrolio. È l’inizio di una importante stagione di sviluppo. L’azienda acquisisce un bagaglio tecnico-professionale molto specializzato, supera i confini italiani e, anno dopo anno, consolida la propria presenza anche all’estero. Oggi S.A.L.P. SpA è affermata a livello internazionale e il suo core business è rappresentato dalla realizzazione di progetti “chiavi in mano” per la costruzione e la manutenzione di reti metanifere sia in Italia che all’estero.

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SNAM

Snam è una delle principali società di infrastrutture energetiche al mondo e una delle maggiori aziende quotate italiane per
capitalizzazione. Oltre che in Italia opera, attraverso consociate, in Albania (AGSCo), Austria (TAG, GCA), Emirati Arabi Uniti
(ADNOC Gas Pipelines), Francia (Teréga), Grecia (DESFA) e Regno Unito (Interconnector UK) e ha avviato l’attività anche in Cina e India. È, inoltre, uno dei principali azionisti di TAP.
Prima in Europa per estensione della rete di trasporto (oltre 41.000 km, comprese le attività internazionali) e capacità di
stoccaggio di gas naturale (circa 20 miliardi di metri cubi, comprese le attività internazionali), Snam è anche tra i principali
operatori continentali nella rigassificazione, attraverso il terminale di Panigaglia (GNL Italia) e le quote negli impianti di Livorno
(OLT) e Rovigo (Adriatic LNG) in Italia e di Revithoussa (DESFA) in Grecia.
La società è impegnata nella transizione energetica con investimenti nel biometano, nell’efficienza energetica, nella mobilità
sostenibile e nell’idrogeno.

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UNIVERSITA DI GENOVA

L’impianto sperimentale HI-SEA (Hydrogen Initiative for Sustainable Energy Applications), nell’ambito della collaborazione tra Università di Genova (UNiGe) e Fincantieri, è progettato per lo studio di tecnologie Fuel Cell applicate al settore marittimo. Il sistema è compost da 8 stack PEM, collocate in container, per una potenza installata di circa 250 kW. Altri componenti del Sistema sono: (i) un compressore industriale per aria (12 Nm3/min) con filtri; (ii) 50 bombole a 200 bar per stoccaggio di idrogeno; (iii) un carico resistivo per simulare diversi profili operativi; (iv) un circuito di raffreddamento in due stadi.

Il Progetto nazionale di ricerca TecBia (Tecnologie a basso impatto ambientale) ha l’obiettivo di sviluppare la nave a zero emissioni ZEUS, equipaggiata con 120 kW di PEMFC per propulsione pulita, alimentate con idrogeno stoccato a bordo in idruri metallici (MH, 45 kg). La nave è progettata in accordo con le normative marittime. UniGe è

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