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Category Archives: Trasporto e Logistica

Idrogeno nel trasporto pubblico locale: H2IT e ASSTRA presentano un position paper con lo stato dell’arte e i punti programmatici per lo sviluppo del comparto

Finanziare l’acquisto di mezzi di trasporto non basta. Occorre una strategia per lo sviluppo integrato di mezzi e infrastrutture, con focus su semplificazione normativa e interconnessione settoriale per ottimizzare gli investimenti pubblici e privati. Necessarie anche risorse per la gestione dei servizi ad alto valore ambientale e interventi per la stabilità normativa.

Bologna, 4 dicembre 2023 – Secondo l’European Alternative Fuels Observatory, nel 2022 erano in circolazione 206 autobus a idrogeno nell’Unione Europea. Per stimolare la domanda e l’offerta, il PNRR ha stanziato 3,64 miliardi di euro per la filiera nazionale dell’idrogeno, coprendo sia la produzione che gli utilizzi finali. Questo impegno si integra con i 3,88 miliardi di euro messi a disposizione dal Piano Strategico Nazionale della Mobilità Sostenibile per l’acquisto di veicoli a fonti energetiche pulite, destinati a entità come Regioni, Comuni ad alto inquinamento, Città metropolitane e comuni con oltre 100.000 abitanti. Inoltre, la misura M2C2 – 4.4.1 del PNRR prevede oltre 2,4 miliardi di euro per il rinnovo del parco mezzi regionali nel trasporto pubblico con veicoli puliti entro il 2026. Completando questo quadro, il Fondo complementare al PNRR, con 600 milioni di euro, è destinato alle Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano per l’acquisto di autobus elettrici, a metano o a idrogeno e relative infrastrutture di alimentazione, per il trasporto pubblico extraurbano e suburbano.

È questo lo stato dell’arte dell’idrogeno nel TPL emerso dal position paper di ASSTRA Associazione Trasporti e H2IT Associazione Italiana Idrogeno, presentato oggi a Bologna durante il 1° Convegno Nazionale Idrogeno nel Trasporto Pubblico su gomma.

Oltre allo scenario attuale, le due associazioni hanno messo a punto una serie di punti programmatici e di richieste strategiche alle istituzioni per sostenere, rafforzare e rendere più funzionali gli investimenti pubblici e privati nel comparto. Si tratta di iniziative concrete, in linea con gli obiettivi ambientali imposti e con quelli trasportistici delle aziende di Trasporto Pubblico Locale. L’obiettivo è promuovere un approccio strategico che vada oltre il semplice supporto finanziario, focalizzandosi sull’armonizzazione delle normative e sulla semplificazione degli iter autorizzativi. Elementi che si integrano con una visione di sviluppo che considera inscindibili i mezzi di trasporto, come le flotte di bus alimentati a idrogeno, dalle infrastrutture necessarie. Tale integrazione è cruciale, soprattutto per quanto riguarda l’idrogeno, che necessita di una forte interconnessione infrastrutturale. Inoltre, si punta all’integrazione tra diversi settori e tipi di mobilità, massimizzando l’efficienza degli investimenti. Questa strategia si allinea con le attuali tendenze in Europa, dove i bus a idrogeno sono già una realtà in molti paesi (Italia inclusa). Con i fondi del piano di mobilità sostenibile e del PNRR, si prevede un’estensione di queste pratiche in varie città italiane, portando con sé sia sfide che opportunità.

Di seguito il Position paper con i punti che ASSTRA e H2IT vogliono sottoporre alle istituzioni per sviluppare il comparto.

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Dalla seguente Cartella è possibile scaricare tutti gli atti del Convegno

2023_12_04 1° Convegno Nazionale IDROGENO NEL TRASPORTO PUBBLICO SU GOMMA

Andrea Gibelli Presidente di ASSTRA 

“L’idrogeno rappresenta un’importante occasione per Italia e il suo sistema industriale che, grazie a competenze ed esperienze di eccellenza internazionali, può giocare questa partita da protagonista. Il successo dipenderà molto dalla collaborazione tra il trasporto su gomma e quello ferroviario, soprattutto attraverso partnership pubblico-privato. Questa collaborazione fa la differenza non solo per quanto riguarda la tutela dell’ambiente e la transizione energetica, aspetti già impliciti nella sostenibilità dei trasporti pubblici, ma anche per i benefici economici a livello nazionale e per gli impatti positivi sulle comunità locali, inclusi quelli legati all’occupazione. ASSTRA è pronta a contribuire a questo processo di modernizzazione del Paese, mantenendo un approccio neutrale riguardo alla tecnologia, promuovendo cambiamenti graduati e stimolando l’innovazione. Nelle prossime settimane avvieremo un piano di monitoraggio dei progetti relativi all’utilizzo dell’idrogeno nelle aziende del TPL, quindi avvieremo un programma di studio, confronto e di sistematizzazione delle esperienze in essere per diffondere le buone pratiche già sviluppate tra le aziende del sistema associativo ASSTRA e supportare il dialogo con gli stakeholder pubblici, locali, nazionali e della filiera produttiva.”

Valter Alessandria, Vicepresidente di H2IT

“H2IT in questi anni ha fatto un percorso di evoluzione notevole: oggi l’associazione ricopre un ruolo chiave nei confronti degli interlocutori istituzionali e degli stakeholders del settore idrogeno. Stiamo lavorando per arrivare ad una chiara strategia di supporto agli “usi finali” ed alla definizione di strumenti incentivanti che abbattano i costi operativi della produzione di idrogeno, al fine di garantire la massima sostenibilità dei progetti. Oggi insieme ad ASSTRA abbiamo esplorato l’utilizzo dell’idrogeno nell’ambito del trasporto pubblico locale su gomma. Nello specifico settore della mobilità, l’Italia si posiziona strategicamente su tutti i segmenti della filiera con importanti competenze da parte delle aziende. Molti grandi costruttori hanno infatti investito risorse nello sviluppo di mezzi alimentati ad idrogeno, per i benefici che questo tipo di tecnologia può offrire in termini di flessibilità di utilizzo, tempi di fermata per il rifornimento ed autonomia.”

Giuseppina Gualtieri, Presidente e Amministratore Delegato di TPER

“L’innovazione corre veloce e anche le imprese del trasporto pubblico stanno accettando la sfida di nuovi investimenti cogliendo tutte le opportunità tecnologiche e tenendo sempre conto del contesto specifico in cui operano. L’idrogeno è una delle modalità che, anche grazie alle politiche pubbliche che ne stanno sostenendo lo sviluppo, può giocare un ruolo significativo. Investire nelle nuove tecnologie, e l’idrogeno è fra queste, non significa solo acquistare mezzi, ma investire nella filiera e nelle infrastrutture. Il convegno nazionale di oggi è un’occasione molto importante; siamo lieti di ospitare questo evento anche perché sull’idrogeno Tper ha un progetto, costruito in collaborazione con le istituzioni, che si sta concretizzando con scelte di investimenti e di partnership. L’uso dell’idrogeno da parte di Tper è il risultato di uno studio di fattibilità’, una decisione strategica industriale che deriva dalla nostra governance, da un team di lavoro mirato e includendo l’idrogeno in un mix di investimenti energetici più ampi. Questo mix include anche e-bus, filobus, metano liquido e biometano, a seconda del tipo di servizio, e rappresenta il fulcro della nostra visione sulla transizione energetica per una mobilità sostenibile. Al centro del progetto idrogeno c’è stata un’attenta valutazione delle competenze e la selezione del nostro partner operativo per le infrastrutture, il gruppo Wolftank, che ha portato alla creazione di una società dedicata TPH2.  Questo impegno ha richiesto un intenso lavoro di pianificazione e gestione anticipata, mirando a contribuire concretamente al progetto di decarbonizzare il servizio urbano del Comune di Bologna entro il 2030, un obiettivo che anticipa di 20 anni le direttive europee. Oggi siamo così nelle condizioni migliori di beneficiare degli sviluppi tecnologici, oltre che della contiguità logistica con la Hydrogen Valley di Modena, fortemente sostenuta dalla Regione Emilia-Romagna.”

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Società Gasdotti Italia

Società Gasdotti Italia S.p.A. (SGI) è un operatore indipendente del sistema di trasporto (TSO) nel settore del gas in Italia. La società possiede e gestisce una rete integrata di gasdotti ad alta pressione per il trasporto del gas naturale della lunghezza di circa 1.800 km (oltre il 4% della rete italiana), ubicati prevalentemente nel Centro- Sud Italia.
In quanto puro TSO, il suo business è completamente regolamentato dall’ARERA, l’Autorità per l’energia italiana, che determina i criteri per l’accesso al trasporto del gas e le sue condizioni economiche in modo trasparente e non discriminatorio per tutti gli operatori.
L’infrastruttura di SGI è interconnessa con centrali di produzione di gas naturale, con gli stoccaggi di proprietà di Edison Stoccaggio, in 9 punti con la rete nazionale di proprietà di Snam Rete Gas e, infine, con reti di piccola entità di proprietà di Consorzi per lo Sviluppo Industriale delle aree di Venafro-Isernia e Termoli.

In qualità di gas TSO, l’infrastruttura SGI potrà svolgere un ruolo centrale nella transizione energetica. La progressiva decarbonizzazione dei gas immessi nella rete di trasporto consentirà di ridurre le emissioni in alcuni dei settori più ostici da decarbonizzare come l’industria ad alta temperatura, il riscaldamento e la mobilità.
Essa si presta particolarmente bene ad una riconversione, con futura immissione di “green gases” di varia natura e idrogeno eventualmente miscelati.

Società Gasdotti Italia | (gasdottitalia.it)

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Blu Energie

La mission di Blu Energie è quella di progettare, costruire e gestire impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili di tipo idroelettrico e fotovoltaico, ad alta tecnologia e elevato rendimento. La conoscenza nell’ambito FER sviluppata da Blu Energie srl è servita negli ultimi anni per un nuovo sviluppo della società nell’ambito prima R&D nel settore dell’idrogeno verde e ora nell’ambito della realizzazione di impianti di produzione di energia rinnovabile connessi a sistemi di produzione di Idrogeno verde tramite elettrolisi. La società possiede le competenze tecniche e le strutture per realizzare progetti nella loro interezza, anche grazie alla stretta collaborazione con partner tecnici, università e centri di ricerca con i quali collabora da molti anni.

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H2IT presenta il Report sullo sviluppo di stazioni di rifornimento

Mobilità a idrogeno: una visione strategica per creare la rete italiana di stazioni di rifornimento. H2IT, Associazione Italiana Idrogeno, presenta le sue proposte per realizzare gli obiettivi previsti dall’UE.

Roma, 23 marzo 2023 – Ridurre del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030 e raggiungere il net-zero entro il 2050. Con il Green Deal, l’Unione Europea ha posto obiettivi di transizione energetica molto ambiziosi, che richiedono una trasformazione in senso green della mobilità, puntando su alimentazioni alternative come l’idrogeno. Su questo fronte, l’Italia ha da poco mosso i primi passi, grazie all’approvazione da parte del MIT di 36 progetti di stazioni di rifornimento a idrogeno sul territorio nazionale, per un investimento totale di 103,5 milioni di euro.

Ma quali sono lo scenario, il quadro normativo e lo stato dell’arte tecnologico della mobilità italiana idrogeno con riferimento al trasporto stradale (pesante e leggero), ferroviario e in ambito portuale? Per rispondere a queste domande e costruire una visione strategica sull’implementazione della rete di stazioni di rifornimento a idrogeno in Italia, H2IT – Associazione italiana idrogeno – che rappresenta grandi, medie e piccole imprese, centri di ricerca e università che lavorano nel settore – ha divulgato il report “Sviluppo di Stazioni di rifornimento idrogeno – Barriere normative e scenari di implementazione”. Lo studio, pubblicato in occasione di Key Energy, la fiera di riferimento per il mercato delle energie rinnovabili, analizza e mette a punto una serie di proposte per superare gli attuali fattori limitanti.

Partiamo proprio dallo scenario. Nel corso degli ultimi anni, il numero dei mezzi di trasporto alimentati ad idrogeno è cresciuto notevolmente sia nel trasporto stradale che ferroviario. In Europa, il trend positivo del 2020 è proseguito anche nel 2021, con un aumento delle nuove immatricolazioni di veicoli a idrogeno del +22% rispetto al 2020. Spicca la Germania, che ha registrato un +70%, seguita da Paesi Bassi e Svizzera. A livello globale, i maggiori produttori di auto idrogeno sono Corea del Sud e Giappone. In Italia, la mancanza di una rete di stazioni di rifornimento adeguata ha limitato fortemente la crescita del mercato. Proprio per questo, all’interno dei 3,64 miliardi previsti per la filiera idrogeno nel PNRR, 530 milioni di euro sono dedicati a sostenere la costruzione di stazioni per il trasporto stradale (230 milioni, 40 stazioni) e ferroviario (300 milioni per 10 stazioni) entro il 2026. In particolare, per il trasporto stradale pesante, come specificato nelle Linee Guida Preliminari della Strategia Italiana Idrogeno del MISE, l’obiettivo è rendere il 2% della flotta nazionale di camion a lungo raggio alimentato a idrogeno al 2030, spianando così la strada anche allo sviluppo della mobilità leggera a idrogeno. Nel ferroviario, invece, l’idrogeno può supportare l’obiettivo di rendere indipendenti da combustibili fossili le linee non elettrificate (circa il 30%, 4.670 km). Si tratta di target che richiedono investimenti pubblici, ma anche investimenti privati da parte delle aziende, che però subiscono troppe battute d’arresto a causa anche di regolamenti limitanti. È evidente, dunque, la necessità di un quadro normativo abilitante che incoraggi le aziende a puntare sul settore.

Proprio a proposito del complesso quadro normativo, nel report, emerge l’importanza dell’Alternative fuel infrastructure regulation (AFIR) che la UE vuole implementare nell’ambito del pacchetto Fit For 55, che prevede target piuttosto sfidanti sulla distribuzione delle stazioni di rifornimento. Tra queste, ad esempio, una  distanza di 100 km tra una stazione e l’altra sui corridori strategici, che impone quindi all’Italia un’accelerazione, in confronto ad altri Paesi che possono vantare, invece, una rete già diffusa. Un regolamento in via di sviluppo, i cui target saranno però vincolanti per i Paesi Membri.

Ad oggi, la normativa italiana è particolarmente stringente, a differenza di altri Paesi a cui l’Italia potrebbe allinearsi al fine di ottenere tempistiche autorizzative più brevi e far partire i progetti. Rispetto a Paesi come la Germania, che ha sviluppato con una logica a perdita di mercato una rete di 100 stazioni di rifornimento idrogeno, l’Italia è dunque indietro. Può, però, trasformare questa situazione di svantaggio e rincorsa degli obiettivi europei – che sarà obbligata a recepire – in un’opportunità. Sarà necessario avere una strategia molto chiara per lo sviluppo delle infrastrutture che tenga conto di molti fattori, sfruttando la cornice dell’UE e abilitando così anche altri settori dove l’idrogeno risulta chiave per la decarbonizzazione.

Riassumendo quanto emerge dal report, H2IT propone di:

  • Allineare e integrare la cornice normativa italiana con quella europea, ispirandosi alle best practice dei Paesi più all’avanguardia;
  • Rivedere il decreto del 23 ottobre 2018, per rendere omogenea e chiara la normativa su tutto il territorio e sbloccare gli investimenti privati;
  • Rivedere le disposizioni che riguardano le taglie delle stazioni di rifornimento, prevedendo anche stazioni modulari che permettano di adattarsi ad aumenti futuri della richiesta di idrogeno;
  • Consentire sinergie tra il rifornimento autostradale e quello stradale/locale in una logica multipurpose e multifuel, inserendo il rifornimento di idrogeno all’interno di una stazione che offre più carburanti aggregando in un unico luogo più servizi;
  • Posizionare strategicamente sul territorio nazionale le stazioni di rifornimento a idrogeno, tenendo conto sia dei corridoi strategici per l’economia italiana sia puntando prioritariamente sulle zone dove è più facile si sviluppi prima una condizione favorevole del mercato.

 

La necessità di puntare anche sull’idrogeno, in modo complementare con le altre fonti alternative, è stata messa nero su bianco dalle istituzioni europee ed italiane – ha dichiarato Luigi Crema, Vice Presidente e Presidente del Comitato Scientifico di H2IT. La recente pubblicazione del bando sulle stazioni di rifornimento del PNRR da parte del MIT e la relativa assegnazione dei fondi per 36 stazioni è un passo fondamentale per sviluppare il primo nucleo di rete infrastrutturale, ma deve essere il primo di più passi inseriti in una cornice strategica. Altrimenti, il rischio è, da una parte, quello di perdere ulteriore terreno dai Paesi che hanno già avviato questo percorso, dall’altra, di scoraggiare o vanificare gli investimenti delle aziende attive su questi progetti. Il tavolo di lavoro che ha realizzato lo studio, composto da esperti provenienti dal mondo accademico e aziendale, è concorde nell’indicare come prioritario il sostegno alla realizzazione di un buon numero di stazioni di rifornimento entro il 2026, che facciano poi da volano per il raggiungimento degli obiettivi al 2030. Per farlo, è necessario perseguire con convinzione la linea di investimenti, impostare una visione strategica che coinvolga anche gli attori della filiera e avviare un’opera di semplificazione del percorso autorizzativo e normativo in linea con lo spirito del PNRR. Un percorso che darebbe anche un orizzonte certo agli investitori industriali e finanziari e concorrerebbe allo sviluppo e al consolidamento di una filiera italiana dell’idrogeno.”

Il tavolo di lavoro di H2IT sul tema della rete di rifornimento idrogeno è partito nel 2021 e ha visto un importante lavoro di coordinamento da parte del Comitato Scientifico dell’Associazione, sotto il coordinamento generale del Prof. Borello del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale dell’Università degli Studi La Sapienza, con aziende ed enti come ENEA, Rina, Toyota Material Handling, IIT Bolzano.

Report H2IT_Sviluppo di Stazioni rifornimento Idrogeno

 

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italiano il primo mezzo a idrogeno nel porto di Valencia

È italiano il primo mezzo a idrogeno per la movimentazione delle merci in un porto europeo. Ideato e sviluppato dal consorzio ATENA, con il supporto di ENEA, dei Cantieri del Mediterraneo e delle Università di Napoli ‘Parthenope’ e di Salerno. Si tratta di un trattore portuale a quattro ruote, in gergo yard truck, che verrà testato per la prima volta nello scalo di Valencia in Spagna dal Gruppo Grimaldi nel terminal ro-ro gestito dalla sua consociata Valencia Terminal Europa, nell’ambito del progetto europeo ‘H2Ports’ del valore di 4 milioni di euro. Il terminal del gruppo armatoriale partenopeo dispone di una superficie di oltre 350.000 m² dedicata alla movimentazione di merci rotabili e, grazie a questo progetto diventerà il primo terminal ro-ro in Europa ad utilizzare un trattore portuale 4×4 alimentato a idrogeno, riducendo così ulteriormente il suo impatto ambientale. Infatti, oltre a rispettare le prestazioni e la sicurezza delle operazioni di logistica, lo yard truck non produrrà emissioni inquinanti grazie al sistema di alimentazione a idrogeno che emetterà solo acqua e calore.

“Il mezzo a idrogeno che abbiamo contributo a sviluppare è dotato di un propulsore ibrido a celle a combustibile e di batterie litio-ioni, che consentiranno di svolgere le consuete operazioni di logistica portuale di carico e scarico delle merci dalle navi cargo. L’utilizzo dell’idrogeno garantirà una buona autonomia operativa, tempi di rifornimento brevi, bassi costi di manutenzione e soprattutto zero emissioni”, spiega Viviana Cigolotti, ricercatrice del Laboratorio Accumulo di Energia, Batterie e tecnologie per la produzione e l’uso dell’Idrogeno e responsabile per ENEA del progetto.

In termini di emissioni evitate, i ricercatori dell’ENEA hanno calcolato che i trattori che lavorano per scaricare le navi (ognuna delle quali richiede una flotta di 6 trattori), in un terminal portuale di medie dimensioni, lavorano per circa 19.800 ore all’anno, consumando circa 188.000 Litri/anno di diesel.  Tenuto conto che gli yard truck ‘tradizionali’ emettono circa 2,67 chilogrammi di anidride carbonica per litro di carburante e 0,028 chilogrammi di ossidi di azoto per litro di carburante, con l’utilizzo di flotte a idrogeno, verrebbero evitate circa 501 tonnellate/anno di CO2 e 5 tonnellate/anno di NOx. “Inoltre – sottolinea Cigolotti- la stima delle emissioni evitate riguarda solo l’uso di yard truck a idrogeno e non comprende l’ulteriore abbattimento degli inquinanti legato al minore impiego dei sistemi di ventilazione molto energivori utilizzati all’interno delle navi per rimuovere lo smog prodotto dai mezzi di carico e scarico merci alimentati a diesel”.

Ogni anno il settore dei trasporti marittimi e della logistica portuale producono circa un miliardo di tonnellate di emissioni di CO2, che rappresentano il 2,5% delle emissioni globali di anidride carbonica e il 13% delle emissioni di tutto il comparto europeo dei trasporti. E questo numero è destinato a crescere: si stima che aumenterà del 50% entro il 2050. Venti milioni di tonnellate di COdipendono dallo stazionamento delle navi e dalle operazioni di carico e scarico in porto che vengono svolte da mezzi inquinanti a diesel, come camion, carrelli elevatori, movimentatori di container e gru. Ed entro il 2050 questa cifra crescerà fino a 70 milioni di tonnellate per la CO2 e a 1,3 milioni per gli ossidi di azoto, senza considerare le significative quantità di ossidi di zolfo e di particolato PM10.

“Una riprogettazione in chiave green di questi veicoli rappresenta una soluzione promettente per la decarbonizzazione del settore portuale che dà lavoro a oltre 2 milioni di persone in Europa, se consideriamo anche l’indotto, e contribuisce con oltre 50 miliardi di euro al PIL europeo. E tra tutte le possibili tecnologie energetiche pulite, la più promettente è rappresentata dall’idrogeno e dalle celle a combustibile, grazie alla loro scalabilità, flessibilità e all’alta efficienza che gli conferiscono un elevato potenziale, soprattutto in accoppiata a dispositivi di accumulo di energia come le batterie agli ioni di litio”, conclude Cigolotti.

Lo yard truck nel dettaglio

A livello operativo, il sistema di accumulo del prototipo del trattore portuale avrà una capacità complessiva di circa 12 chilogrammi di idrogeno, in grado di garantire un funzionamento continuo di almeno sei ore, ovvero la durata media di un turno di lavoro. Il motore elettrico di cui è equipaggiato il mezzo, è un dispositivo molto efficiente, particolarmente adatto per applicazioni che richiedono alte potenze; può ricevere energia per la trazione contemporaneamente sia dalla cella a combustibile sia dalla batteria e caricare la batteria durante le frenate o le decelerazioni.

Lo yard truck farà il ‘pieno’ presso la stazione mobile di rifornimento di idrogeno che è stata sviluppata da uno dei partner del progetto, il Centro Nacional del Hidrógeno, e garantirà il carburante green non solo al prototipo del trattore portuale ma anche al carrello elevatore (il reach stacker);  quest’ultimo mezzo, sviluppato dall’azienda Hyster Yale, opererà sempre nel porto di Valencia, presso il terminal di MSC.

Oltre allo yard truck saranno messi a punto e validati sul campo dagli altri partner del progetto anche un carrello elevatore (reach stacker) e una stazione di rifornimento mobile.

Il progetto è coordinato dalla Fundación Valenciaport, in stretta collaborazione con l’Autorità Portuale di Valencia, ed è supportato dalla partnership pubblico-privata ‘Fuel Cell and Hydrogen Joint Undertaking (FCH JU)’, oggi ‘Clean Hydrogen Partnership’. Oltre alla Fundación Valenciaport e all’Autorità Portuale di Valencia, altri partecipanti al progetto sono il Centro Nacional del Hidrógeno e le aziende MSC Terminal Valencia, Grimaldi Euromed e Valencia Terminal Europa (entrambe società del Gruppo Grimaldi), Hyster-Yale, Atena scarl-Distretto Alta Tecnologia Energia Ambiente (con le sue terze parti ENEA, Università degli Studi di Napoli Parthenope, Università degli Studi di Salerno e Cantieri del Mediterraneo spa), Ballard Power Systems Europe ed Enagás.

Fonte: ENEA

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Methydor

MetHydor, “oltre l’acqua”, mira a sfruttare la tecnologia degli idruri metallici per immagazzinare in modo sicuro grandi quantià di idrogeno a bassa pressione e temperatura ambiente.

MetHydor è una giovane realtà Italiana tra le pochissime al mondo in grado di fornire sistemi di stoccaggio di idrogeno ad idruri metallici certificati e su misura. La geometria della bombola, brevettata, permette al sistema di operare sfruttando cascami termici da fonti liquide o gassose o aria, massimizzando la flessibilità dello stoccaggio

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Saipem

Saipem è un leader globale nell’ingegneria e nella costruzione di grandi progetti nei settori dell’energia e delle infrastrutture, sia offshore che onshore. Saipem è una “ONE COMPANY” organizzata in cinque business line: Asset Based Services, Energy Carriers, Offshore Wind, Sustainable Infrastructures, Robotics & Industrialized Solutions.

La società dispone di 9 cantieri di fabbricazione e una flotta offshore di 29 navi da costruzione (di cui 26 di proprietà e 3 di proprietà di terzi e in gestione a Saipem) e 13 impianti di perforazione, di cui 9 di proprietà. Da sempre orientata all’innovazione tecnologica, la visione che ispira l’azienda è INGEGNERIA PER UN FUTURO SOSTENIBILE. Per questo Saipem ogni giorno è impegnata a supportare i propri clienti nel percorso di transizione energetica, verso il Net Zero, con mezzi, tecnologie e processi sempre più digitali orientati alla sostenibilità ambientale. Quotata alla Borsa di Milano, è presente in oltre 70 paesi nel mondo e impiega oltre 30.000 persone di 130 nazionalità.

https://www.saipem.com/it

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Meridionale Impianti

Meridionale Impianti, MI, azienda privata fondata nel 1981, è una multinazionale Italiana con una forza lavoro qualificata di oltre 500 persone che ad oggi opera in 6 Paesi: Italia, Francia, Austria, Singapore, Marocco e Cile.

MI fornisce soluzioni, sistemi e servizi ad alto valore aggiunto a clienti high-tech, in particolare nei settori industriali e di laboratorio per semiconduttori, farmaceutico, chimico, energetico, delle energie rinnovabili e dell’idrogeno, con un know-how e una capacità di gestire progetti molto complessi.

MI opera come OEM, EPC, General Contractor, System Integrator e Global Maintenance Provider.

MI fornisce soluzioni personalizzate chiavi in mano, dalla fase di progettazione alla produzione, dalla gestione del progetto all’installazione, dalla conduzione alla manutenzione.

Il portafoglio di MI spazia dai sistemi di distribuzione e miscelazione di gas speciali e prodotti chimici di processo a tutte le facilities primarie e collegamenti secondari delle utenze alle macchine di processo (hook-up), dalle camere bianche al trattamento delle acque, dagli impianti di produzione ai sistemi di controllo e supervisione SCADA/FMCS, dalla movimentazione dei wafer ai sistemi robotici, dagli strumenti di Back End Burn-in alle piattaforme e carpenterie di supporto, dalle parti di ricambio anche ricondizionate ai sensori elettronici.

Sempre interessata ai nuovi sviluppi, MI sta muovendo passi importanti anche nel campo delle soluzioni BEMS, Digital Twin, dell’intelligenza artificiale, dell’idrogeno e dell’accumulo di energia e dei sistemi di recupero dei gas.

 

www.merimp.com

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BURCKHARDT COMPRESSION

Burckhardt Compression è un’azienda leader nel mercato globale dei sistemi di compressori alternativi. Fondata in Svizzera nel 1844, attualmente presente in oltre 20 paesi e oltre 3.200 dipendenti. È l’unico fornitore che offre una gamma completa di tecnologie e servizi per compressori alternativi. I loro sistemi di compressione personalizzati e modulari sono utilizzati in vari settori, tra cui chimica, petrolchimica, trasporto e stoccaggio di gas, mobilità a idrogeno, gas industriale, raffineria e settori di raccolta e lavorazione del gas.

Il gruppo Burckhardt Compression dal 2001 è presente anche in Italia, con una sua filiale che ha sede a Caponago (MB) ed occupa circa 60 dipendenti.

Per rimanere competitivi in un mondo in continua evoluzione, Burckhardt Compression si distingue per l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, l’impiego di materie prime di alta qualità e l’efficienza dei processi produttivi. Questi fattori contribuiscono a posizionare l’azienda tra le migliori nel suo settore di riferimento. Burckhardt Compression è il partner ideale per clienti di tutto il mondo che cercano soluzioni altamente affidabili e personalizzate per i loro sistemi di compressori alternativi. La professionalità dell’azienda si riflette in un servizio su misura e orientato alle esigenze specifiche dei clienti.

L’obiettivo di Burckhardt Compression è creare soluzioni di compressione all’avanguardia per un futuro energetico sostenibile. Per raggiungere tale obiettivo, l’azienda ha definito una strategia basata su quattro pilastri: rafforzare il core business, raggiungere l’eccellenza operativa, trasformare e sviluppare nuovi business e consolidare le basi aziendali.

Oltre agli obiettivi a medio termine, Burckhardt Compression ha una visione chiara anche per il lungo periodo. L’azienda è consapevole delle preoccupazioni ambientali e sta già adottando soluzioni sostenibili per rispondere alle nuove esigenze del pianeta. Burckhardt Compression si impegna a raggiungere gli obiettivi definiti dalle Nazioni Unite entro il 2030 e sta lavorando per raggiungere una politica Net Zero entro il 2035. Questo impegno si traduce nell’utilizzo di materie prime e materiali a basso impatto ambientale, nel riciclo degli scarti e nel riutilizzo delle risorse per ridurre l’impatto sull’ambiente.

 

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A2A

Quotato in Borsa, con circa 13.000 dipendenti, il Gruppo gestisce la generazione, la vendita e la distribuzione di energia e la vendita e la distribuzione di gas, il teleriscaldamento, il ciclo dei rifiuti, la mobilità elettrica e i servizi smart per le città, l’illuminazione pubblica e il servizio idrico integrato. La sostenibilità è al centro della strategia industriale di A2A, fra le prime aziende ad aver definito una politica ispirata ai 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU. Per promuovere la crescita sostenibile del Paese e rendere la transizione energetica e l’economia circolare delle realtà concrete, il piano industriale prevede investimenti in progetti allineati all’Agenda ONU.

A2A può vantare un’integrazione su tutta la catena del valore, dalla produzione di energia rinnovabile alla produzione e vendita di idrogeno, abilitando nuovi modelli distribuiti e/o integrati, nei quali l’idrogeno ha un ruolo chiave grazie anche alle competenze distintive nella gestione di impianti complessi e tecnologicamente all’avanguardia in ambito generazione elettrica ed economia circolare.

A2A è il primo operatore ad aver avviato progettualità concrete nel mondo dell’idrogeno rinnovabile considerandolo come naturale ampliamento del portafoglio di soluzioni low-carbon che il Gruppo offre, come ad esempio la collaborazione con FNM e SNAM sul progetto H2 Vallecamonica che ha visto aggiudicarsi 4,5 Mln€ a fondo perduto tramite l’Innovation Found Small Scale europeo

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