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Category Archives: Sviluppo del Mercato

H2IT presente a HESE 2023 – Hydrogen Energy Summit Expo 11-13 ottobre Bologna

Anche quest’anno H2IT partecipa alla Fiera HESE – Hydrogen Energy Summit&Expo, dall’11 al 13 ottobre a Bologna Fiere!

La Fiera è alla sua terza edizione ed è dedicata alle nuove tecnologie per la produzione, il trasporto e lo stoccaggio dell’idrogeno. Tre giorni di convegni, seminari tecnici e workshop nei quali esperti nazionali ed internazionali delle istituzioni, delle associazioni e delle imprese si confronteranno sugli scenari di mercato, sulle tecnologie e sulle normative.  H2IT sarà presente con uno stand e un’area dedicata agli approfondimenti tecnici e al networking.

Saremo presenti con uno stand e un’area convegni nella HALL 26 STAND C23

Per venirci a trovare e visitare la fiera CLICCA QUI  L’ingresso è gratuito previa registrazione, che può essere fatta solo online.

 

H2IT ha contribuito allo sviluppo del ricco programma di convegni con interventi dal mondo delle Istituzioni, della ricerca e dell’Industria; i relatori porteranno il loro punto di vista su tematiche specifiche che riguardano lo sviluppo della filiera dell’idrogeno toccando tutti i segmenti del settore.

Organizziamo nella nostra area l’H2TechForum; di seguito il ricco programma di presentazioni!

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Tre giorni di convegni, seminari tecnici e workshop nei quali esperti nazionali ed internazionali delle istituzioni, delle associazioni e delle imprese si confronteranno sugli scenari di mercato. HESE si svolgerà in contemporanea con le altre 5 manifestazioni gestite da BolognaFiere Water&Energy – BFWE

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Osservatorio H2IT: I numeri della filiera italiana idrogeno

 

Idrogeno: crescita e innovazione solo unendo le forze, anche con le istituzioni. Le imprese investono e credono nella collaborazione, nei fondi europei e nel PNRR per sbloccare il potenziale. Oltre un terzo vanta almeno un brevetto e la metà sviluppa soluzioni ad un alto livello di maturità tecnologica. Inflazione e shock energetico generano nuove opportunità.

 H2IT, Associazione italiana idrogeno, la Direzione Studi e Ricerche e l’Innovation Center di Intesa Sanpaolo, hanno presentato l’Osservatorio sul settore idrogeno in Italia. Dai fatturati agli investimenti: per le aziende della filiera il 2022 è stato un anno di crescita. Il potenziale di sviluppo è alto e può essere colto attraverso la formazione di personale qualificato, un quadro normativo chiaro e l’accelerazione degli investimenti infrastrutturali e di supporto alla domanda.

 Roma, 12 maggio 2023 – Innovativa, tecnologica, in crescita. La filiera italiana idrogeno, vettore energetico fondamentale per raggiungere gli obiettivi di transizione e sicurezza energetiche voluti dall’UE e dall’Italia, è giovane ma ha grande voglia di investire e collaborare per diventare leader nel Vecchio Continente. È quanto emerge dalla fotografia scattata dalla seconda edizione dell’Osservatorio H2IT: I numeri sul comparto idrogeno italiano, realizzato congiuntamente dalla Direzione Studi e Ricerche e l’Innovation Center di Intesa Sanpaolo. L’analisi ha preso in esame le imprese associate ad H2IT (grandi, medie e piccole imprese, start-up) che rappresentano tutta la catena del valore dell’idrogeno dalla produzione fino agli usi finali.

La parola d’ordine per descrivere la filiera rappresentata è: investimenti. Nel PNRR sono stati stanziati 3,64 miliardi di euro proprio per sviluppare il comparto, ma sono soprattutto gli investimenti privati a spingere la crescita. Lo si evince da alcuni dati. Il 65% delle aziende ha chiuso il 2022 con una crescita degli investimenti sull’idrogeno. Il 70% degli investimenti sono finanziati attraverso fondi propri, mentre il 22% è coperto da fondi europei, nazionali o regionali. In più, ben il 71% indica la ricerca e sviluppo come strategia d’investimento prioritaria, davanti alla formazione e all’assunzione di nuove risorse (58%). D’altra parte, sempre il 71% delle imprese ha un centro di ricerca interno dedicato all’idrogeno (che è cruciale per gran parte delle aziende); questa percentuale è destinata a salire al 78% nei prossimi anni. Gli investimenti in molti casi si traducono in innovazioni e brevetti. Negli ultimi cinque anni, infatti, oltre 1 azienda su 3 (36%) ha ottenuto almeno un brevetto o è in procinto di farlo; questa percentuale sale all’85% tra chi si occupa di produzione. È alta la correlazione tra investimenti e innovazione: la metà delle imprese intervistate ritiene di aver raggiunto un alto livello di maturità tecnologica nell’idrogeno.

E’ alta la partecipazione a bandi: più della metà (56%) ha partecipato a bandi europei, ottenendo finanziamenti nel 65% dei casi (un altro 20% è in attesa dell’esito). Quelli più partecipati sono stati i bandi Horizon 2020 – Horizon Europe, FCH JU e Clean Hydrogen partnership. A livello nazionale, invece, il 51% ha partecipato ai bandi del PNRR, mentre il 33% è coinvolto nell’iniziativa IPCEI.

Ma passando ai dati economici, qual è l’andamento della filiera? In termini di fatturato, il 2022 si è chiuso nel complesso con segno positivo per il 71% delle imprese e il 58% ha incrementato il giro d’affari dell’attività dedicata all’idrogeno, con aspettative di ulteriore crescita nel prossimo futuro. Che conseguenze hanno avuto crisi energetica, aumento dei prezzi delle materie prime e scenario geopolitico incerto? Per circa la metà del campione (45%), il coinvolgimento nel mercato dell’idrogeno non è pregiudicato dal contesto attuale. Ma c’è di più: il 35% scorge in questa situazione nuove opportunità di business e sta quindi accelerando gli investimenti. In altre parole, è vero che l’incertezza generale aumenta, ma il particolare contesto attuale potrebbe dare un’accelerazione decisiva verso la transizione energetica.

Siamo abituati a vedere il mercato come perenne competizione. Il discorso viene però ampiamente smentito quando si parla della filiera idrogeno, dove l’innovazione nasce, per ammissione stessa delle aziende, dalla collaborazione tra le imprese. Per il 64% le partnership interaziendali sono il modo migliore per crescere in ottica di innovazione collaborativa, seguito da quelle con le Università (60%) e dai tavoli di lavoro nazionali/internazionali (49%). Una cosa è sicura: non esiste innovazione senza un capitale umano adeguatamente formato. Per questo le aziende guardano sia alla formazione interna che alle nuove assunzioni. Proprio a tal proposito, il 42% aumenterà i profili di Project manager entro fine anno e punterà ancor di più sul reclutamento di tecnici specializzati (49%), il cui reperimento sul mercato è ritenuto particolarmente complesso in gran parte dei casi. Quasi un’impresa su due ricerca anche le figure junior da formare (47%) e project manager (42%); seguono le figure specializzate in ambito green (35%) e i tecnici di laboratorio (22%).

Quali sono i settori che cresceranno di più da qui al 2030 secondo le aziende? Su tutti spicca la mobilità (85% delle risposte), seguita dai settori hard-to-abate (67%) e lo storage di elettricità rinnovabile (55%). E quali sono i territori italiani più “fertili” per l’idrogeno? In generale la filiera rappresentata dalle aziende di H2IT risiede nella maggior parte dei casi al Nord, soprattutto in Lombardia, che da sola ospita le imprese che realizzano il 60% del fatturato da idrogeno italiano.

Che cosa blocca lo sviluppo del comparto? Le aziende soffrono soprattutto la mancanza di un quadro normativo chiaro (78%), l’incertezza di una domanda di mercato non ancora definita (64%) e tutto ciò che ruota attorno ad autorizzazioni (53%) e burocrazia (51%). Per superare le criticità le imprese chiedono soprattutto la definizione di normative e regolamenti nazionali (58%), piani strategici nazionali (55%) e più investimenti per stimolare la domanda (45%) e in infrastrutture (42%).

Tra shock energetico, inflazione e un contesto geopolitico complesso, tanti Paesi europei hanno interiorizzato la necessità di rendersi indipendenti sotto il profilo energetico puntando su fonti di approvvigionamento alternative, come l’idrogeno ha dichiarato Alberto Dossi, Presidente di H2IT. La filiera italiana è certamente giovane, ma è composta da tante realtà ambiziose, che non hanno paura di investire per fare vera innovazione. Parliamo di imprese che si sono mosse ben prima della politica, il cui supporto è tuttavia essenziale per dare al comparto un ruolo di leadership in tutta Europa. Siamo orgogliosi di come le aziende, anche grazie al nostro lavoro, abbiano capito il valore della collaborazione, secondo l’assunto che questo è il momento di crescere e creare tecnologia insieme. Dal PNRR, così come dalle altre risorse messe a disposizione dallo Stato e dall’Unione Europea, stanno arrivando fondi che danno certezze al settore e ci permettono di guardare al futuro con grande ottimismo.”

 

“L’analisi restituisce il profilo di una filiera italiana dell’idrogeno molto eterogenea nelle dimensioni delle imprese coinvolte ha dichiarato Anna Maria Moressa, economista della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Fra queste spicca un gruppo di PMI che possiede una forte mission, alte potenzialità di innovazione, in grado di intrecciare alleanze industriali trasversali con altri settori, da quello chimico e meccanico a quello informatico, e di collaborare con centri di ricerca nazionali e internazionali. La metà delle imprese dimostra di avere un’alta maturità di innovazione, con brevetti pronti all’industrializzazione. Sarà proprio grazie all’accelerazione della ricerca per l’efficientamento delle tecnologie di produzione, di stoccaggio e di trasporto, che l’idrogeno nel prossimo futuro potrà giocare un ruolo di primo piano nel processo di decarbonizzazione, con l’apertura di nuovi business anche per le PMI italiane. Si apriranno dunque anche opportunità di occupazione per i giovani e ci sarà bisogno di tecnici altamente qualificati per i quali saranno necessari percorsi formativi ad hoc. La crescita del tessuto economico richiede inoltre una accelerazione degli investimenti pubblici e privati e interventi normativi e di policy chiari e mirati”.

 

Clicca qui per scaricare l’Osservatorio completo.

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Lo sviluppo della filiera dell’idrogeno e opportunità di cooperazione Brasile-Italia

Il seminario “Lo sviluppo della filiera dell’idrogeno e opportunità di cooperazione Brasile-Italia” avrà luogo l’8 maggio 2023 alle ore 15:00 (ora italiana) in modalità virtuale.

L’evento è organizzato dall’Ambasciata del Brasile a Roma e la FGV Europe, in collaborazione con H2ITAssolombarda, e l’Associazione Brasiliana per l’Idrogeno (ABH2). Questo evento fa parte del “Programma di Diplomazia dell’Innovazione” del Ministero delle Relazioni Estere del Brasile.

L’obiettivo dell’evento è promuovere lo scambio di conoscenza tra Brasile e Italia sulle prospettive del mercato e dell’innovazione tecnologica nell’industria dell’idrogeno. La cooperazione Brasile-Italia può contribuire allo sviluppo del promettente mercato dell’idrogeno, favorendo la decarbonizzazione dell’economia, il raggiungimento delle mete del cambiamento climatico e la competitività di entrambi i paesi.

Il seminario si terrà in l’italiano e in portoghese e sarà supportato da un servizio di traduzione simultanea tra le due lingue.

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Pollution Analytical Equipment

Pollution Analytical Equipment è un’azienda bolognese che da 30 anni realizza e propone strumentazioni e sistemi per l’analisi chimica on-site di composti volatili, fornendo soluzioni complete ed innovative per applicazioni ambientali, di processo, di controllo qualità, ricerca e protezione da rischio chimico in ambito CBRNe. Dal 1991 fornisce strumentazioni analitiche on-site calibrate sulle necessità dell’utente, offrendo un sistema di supporto completo ed in costante crescita. Valorizza la propria proposta con un contributo tecnico che sostiene il cliente sia durante la fase iniziale di scelta, sia durante l’utilizzo degli strumenti.

Sito Pollution

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H2IT presenta il Report sullo sviluppo di stazioni di rifornimento

Mobilità a idrogeno: una visione strategica per creare la rete italiana di stazioni di rifornimento. H2IT, Associazione Italiana Idrogeno, presenta le sue proposte per realizzare gli obiettivi previsti dall’UE.

Roma, 23 marzo 2023 – Ridurre del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030 e raggiungere il net-zero entro il 2050. Con il Green Deal, l’Unione Europea ha posto obiettivi di transizione energetica molto ambiziosi, che richiedono una trasformazione in senso green della mobilità, puntando su alimentazioni alternative come l’idrogeno. Su questo fronte, l’Italia ha da poco mosso i primi passi, grazie all’approvazione da parte del MIT di 36 progetti di stazioni di rifornimento a idrogeno sul territorio nazionale, per un investimento totale di 103,5 milioni di euro.

Ma quali sono lo scenario, il quadro normativo e lo stato dell’arte tecnologico della mobilità italiana idrogeno con riferimento al trasporto stradale (pesante e leggero), ferroviario e in ambito portuale? Per rispondere a queste domande e costruire una visione strategica sull’implementazione della rete di stazioni di rifornimento a idrogeno in Italia, H2IT – Associazione italiana idrogeno – che rappresenta grandi, medie e piccole imprese, centri di ricerca e università che lavorano nel settore – ha divulgato il report “Sviluppo di Stazioni di rifornimento idrogeno – Barriere normative e scenari di implementazione”. Lo studio, pubblicato in occasione di Key Energy, la fiera di riferimento per il mercato delle energie rinnovabili, analizza e mette a punto una serie di proposte per superare gli attuali fattori limitanti.

Partiamo proprio dallo scenario. Nel corso degli ultimi anni, il numero dei mezzi di trasporto alimentati ad idrogeno è cresciuto notevolmente sia nel trasporto stradale che ferroviario. In Europa, il trend positivo del 2020 è proseguito anche nel 2021, con un aumento delle nuove immatricolazioni di veicoli a idrogeno del +22% rispetto al 2020. Spicca la Germania, che ha registrato un +70%, seguita da Paesi Bassi e Svizzera. A livello globale, i maggiori produttori di auto idrogeno sono Corea del Sud e Giappone. In Italia, la mancanza di una rete di stazioni di rifornimento adeguata ha limitato fortemente la crescita del mercato. Proprio per questo, all’interno dei 3,64 miliardi previsti per la filiera idrogeno nel PNRR, 530 milioni di euro sono dedicati a sostenere la costruzione di stazioni per il trasporto stradale (230 milioni, 40 stazioni) e ferroviario (300 milioni per 10 stazioni) entro il 2026. In particolare, per il trasporto stradale pesante, come specificato nelle Linee Guida Preliminari della Strategia Italiana Idrogeno del MISE, l’obiettivo è rendere il 2% della flotta nazionale di camion a lungo raggio alimentato a idrogeno al 2030, spianando così la strada anche allo sviluppo della mobilità leggera a idrogeno. Nel ferroviario, invece, l’idrogeno può supportare l’obiettivo di rendere indipendenti da combustibili fossili le linee non elettrificate (circa il 30%, 4.670 km). Si tratta di target che richiedono investimenti pubblici, ma anche investimenti privati da parte delle aziende, che però subiscono troppe battute d’arresto a causa anche di regolamenti limitanti. È evidente, dunque, la necessità di un quadro normativo abilitante che incoraggi le aziende a puntare sul settore.

Proprio a proposito del complesso quadro normativo, nel report, emerge l’importanza dell’Alternative fuel infrastructure regulation (AFIR) che la UE vuole implementare nell’ambito del pacchetto Fit For 55, che prevede target piuttosto sfidanti sulla distribuzione delle stazioni di rifornimento. Tra queste, ad esempio, una  distanza di 100 km tra una stazione e l’altra sui corridori strategici, che impone quindi all’Italia un’accelerazione, in confronto ad altri Paesi che possono vantare, invece, una rete già diffusa. Un regolamento in via di sviluppo, i cui target saranno però vincolanti per i Paesi Membri.

Ad oggi, la normativa italiana è particolarmente stringente, a differenza di altri Paesi a cui l’Italia potrebbe allinearsi al fine di ottenere tempistiche autorizzative più brevi e far partire i progetti. Rispetto a Paesi come la Germania, che ha sviluppato con una logica a perdita di mercato una rete di 100 stazioni di rifornimento idrogeno, l’Italia è dunque indietro. Può, però, trasformare questa situazione di svantaggio e rincorsa degli obiettivi europei – che sarà obbligata a recepire – in un’opportunità. Sarà necessario avere una strategia molto chiara per lo sviluppo delle infrastrutture che tenga conto di molti fattori, sfruttando la cornice dell’UE e abilitando così anche altri settori dove l’idrogeno risulta chiave per la decarbonizzazione.

Riassumendo quanto emerge dal report, H2IT propone di:

  • Allineare e integrare la cornice normativa italiana con quella europea, ispirandosi alle best practice dei Paesi più all’avanguardia;
  • Rivedere il decreto del 23 ottobre 2018, per rendere omogenea e chiara la normativa su tutto il territorio e sbloccare gli investimenti privati;
  • Rivedere le disposizioni che riguardano le taglie delle stazioni di rifornimento, prevedendo anche stazioni modulari che permettano di adattarsi ad aumenti futuri della richiesta di idrogeno;
  • Consentire sinergie tra il rifornimento autostradale e quello stradale/locale in una logica multipurpose e multifuel, inserendo il rifornimento di idrogeno all’interno di una stazione che offre più carburanti aggregando in un unico luogo più servizi;
  • Posizionare strategicamente sul territorio nazionale le stazioni di rifornimento a idrogeno, tenendo conto sia dei corridoi strategici per l’economia italiana sia puntando prioritariamente sulle zone dove è più facile si sviluppi prima una condizione favorevole del mercato.

 

La necessità di puntare anche sull’idrogeno, in modo complementare con le altre fonti alternative, è stata messa nero su bianco dalle istituzioni europee ed italiane – ha dichiarato Luigi Crema, Vice Presidente e Presidente del Comitato Scientifico di H2IT. La recente pubblicazione del bando sulle stazioni di rifornimento del PNRR da parte del MIT e la relativa assegnazione dei fondi per 36 stazioni è un passo fondamentale per sviluppare il primo nucleo di rete infrastrutturale, ma deve essere il primo di più passi inseriti in una cornice strategica. Altrimenti, il rischio è, da una parte, quello di perdere ulteriore terreno dai Paesi che hanno già avviato questo percorso, dall’altra, di scoraggiare o vanificare gli investimenti delle aziende attive su questi progetti. Il tavolo di lavoro che ha realizzato lo studio, composto da esperti provenienti dal mondo accademico e aziendale, è concorde nell’indicare come prioritario il sostegno alla realizzazione di un buon numero di stazioni di rifornimento entro il 2026, che facciano poi da volano per il raggiungimento degli obiettivi al 2030. Per farlo, è necessario perseguire con convinzione la linea di investimenti, impostare una visione strategica che coinvolga anche gli attori della filiera e avviare un’opera di semplificazione del percorso autorizzativo e normativo in linea con lo spirito del PNRR. Un percorso che darebbe anche un orizzonte certo agli investitori industriali e finanziari e concorrerebbe allo sviluppo e al consolidamento di una filiera italiana dell’idrogeno.”

Il tavolo di lavoro di H2IT sul tema della rete di rifornimento idrogeno è partito nel 2021 e ha visto un importante lavoro di coordinamento da parte del Comitato Scientifico dell’Associazione, sotto il coordinamento generale del Prof. Borello del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale dell’Università degli Studi La Sapienza, con aziende ed enti come ENEA, Rina, Toyota Material Handling, IIT Bolzano.

Report H2IT_Sviluppo di Stazioni rifornimento Idrogeno

 

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Idrogeno, il MIT approva 36 progetti per stazioni di rifornimento e prevede un investimento da 103,5 milioni

Idrogeno, il MIT approva 36 progetti per stazioni di rifornimento e prevede un investimento da 103,5 milioni. Per H2IT, Associazione Italiana Idrogeno, è la dimostrazione della concretezza della filiera. Avviare la creazione dell’infrastruttura è strategico per sviluppare la mobilità a idrogeno in Italia

Roma, 17 marzo 2023 – Un’ottima notizia per il futuro sostenibile della mobilità italiana e un passo decisivo per la creazione della rete italiana di rifornimento a idrogeno. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha pubblicato la graduatoria dei 36 progetti ammessi al finanziamento pubblico per la realizzazione di stazioni di rifornimento a idrogeno. Un contributo da parte dello Stato da circa 103,5 milioni di euro, finanziati grazie al PNRR. Si tratta di una prima parte dei 230 milioni di euro complessivi previsti nel Piano proprio per sviluppare la rete nazionale di rifornimento a idrogeno.

H2IT – Associazione Italiana Idrogeno – che rappresenta grandi, medie e piccole imprese, centri di ricerca e università che lavorano nel settore dell’idrogeno – sottolinea la forte risposta da parte della filiera, che dimostra di essere pronta a fornire al sistema Italia soluzioni a idrogeno. L’Associazione auspica, inoltre, che la quota parte dell’investimento non allocato attraverso questo bando (circa 130 milioni), venga comunque reinvestito nel settore della mobilità a idrogeno.

Siamo soddisfatti che il Governo abbia ascoltato le istanze del settore idrogeno italiano e abbia dato fiducia al suo potenziale di crescita – ha dichiarato Alberto Dossi, Presidente di H2IT. Lo sviluppo di una rete di stazioni di rifornimento è essenziale per permettere all’idrogeno di dare un contributo decisivo al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del sistema italiano. Investire nell’infrastruttura è di importanza strategica perché abilita lo sviluppo della mobilità idrogeno e di tutta la sua supply chain, che sarà sinergica con i progetti di Hydrogen Valleys. In Europa si sta già puntando su questo vettore da anni, con alcuni Paesi pionieri, come ad esempio la Germania, che rappresentano un modello d’avanguardia nell’innovazione e nella transizione energetica. Ora siamo sulla giusta strada per recuperare il divario con questi Paesi. Sotto questo profilo, la decisione del Ministero di finanziare i primi 36 progetti, per le aziende attive nel comparto idrogeno, rappresenta una pietra miliare. La filiera è giovane ma altamente tecnologica, innovativa e da anni sta investendo ingenti risorse sui progetti idrogeno e sullo sviluppo delle competenze e delle tecnologie, scommettendo con la pianificazione di questi investimenti industriali nel futuro della mobilità a idrogeno in Italia.”

Entro il 2026, diventeranno, quindi, 38 le stazioni di rifornimento a idrogeno sparse su tutto il territorio nazionale. Alle 36 nuove HRS che verranno create, si aggiungono, infatti, le 2 già presenti nella provincia di Bolzano e Mestre. Le aree scelte riguardano soprattutto le zone strategiche per i trasporti stradali pesanti, come l’asse stradale del Brennero, del corridoio est-ovest da Torino a Trieste e dei corridoi europei TEN-T (le reti di trasporto trans-europee).

Non a caso, dei 103,5 milioni di euro, il 77% (circa 79 milioni) riguarda alcune regioni del Nord: Veneto, Trentino- Alto Adige, Lombardia e Piemonte. In particolare, circa 27 milioni verranno investiti in Veneto (9 progetti), quasi 21 milioni in Trentino-Alto Adige (6) e circa 16 milioni in Piemonte (5) e Lombardia (4). Gli investimenti riguardano anche al Centro e al Sud: ad esempio, in Puglia verranno investiti 8 milioni (3), nel Lazio 3 milioni (2) e in Calabria 2 milioni (1).

Per quanto riguarda le aziende coinvolte, i progetti approvati sono stati presentati da Autostrada del Brennero (4 progetti), Milano Serravalle (3), Snam 4 Mobility (8), Eni (3), Sapio (2), Green Factory (1), Sasa (2), Edison (3), Q8 Petroleum (3), Alperia Greenpower (1), GemmoSimplifhy SB (1), Dilella Invest (1), Beyfin (1), Teca Gas (1), Sol (1) e Italgas (1).

I progetti rappresentano un inizio importante per lo sviluppo della mobilità a idrogeno in Italia. Per il futuro, H2IT, che dalla sua nascita ha sempre offerto la sua competenza e conoscenza del settore ai decisori politici, collaborando a più riprese con i Ministeri, auspica che la strategia nazionale continui ad essere supportata con investimenti mirati. In più ribadisce l’importanza della progressiva semplificazione e armonizzazione del quadro normativo, così da sbloccare definitivamente il potenziale di una filiera in grado di dare al Paese una posizione di leadership nell’economia della transizione ecologica e creare nuovi posti di lavoro.

Comunicato Stampa_H2IT_MIT approva 36 stazioni di rifornimento idrogeno_15_03_2023

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La North Adriatic Hydrogen Valley si aggiudica 25 millioni dalla Clean Hydrogen Partnership

L’impresa comune europea “Clean Hydrogen Partnership”, partenariato unico pubblico-privato per l’idrogeno pulito a sostegno delle attività di ricerca e innovazione nelle tecnologie dell’idrogeno in Europa, ha confermato i preliminari risultati della valutazione del bando 2022 “Hydrogen Valley – large scale” pubblicato a valere sul Programma quadro EU per la ricerca e innovazione “Horizon Europe”.

Il progetto transnazionale “Valle idrogeno Nord Adriatico” presentato e sostenuto dall’alleanza tra la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Croazia, ha ricevuto una valutazione tecnica positiva e ora è ammesso alla successiva fase negoziale con la Commissione EU per l’assegnazione dei fondi stanziati. Una volta concluso anche tale passaggio, il progetto sarà eleggibile ad un finanziamento diretto europeo sino ad un massimo di 25 milioni di €. Gli esiti della procedura sono attesi agli inizi del mese di febbraio.

Il progetto prenderà il via nella seconda metà del 2023. Si tratta del primo progetto transnazionale in Europa dedicato alla creazione di una valle dedicata all’idrogeno. La North Adriatic Hydrogen Valley riunisce 34 partners e copre l’intera catena di stakeholder dalla produzione e stoccaggio alla distribuzione e uso finale dell’idrogeno in vari settori, principalmente nell’industria e nei trasporti. I partner dei tre Paesi svilupperanno progetti per produrre più di 5.000 tonnellate di idrogeno verde all’anno nel tentativo di decarbonizzare settori industriali chiave, come la produzione di acciaio e cemento e i trasporti.

Il partenariato, guidato dalla società slovena HSE, il più grande produttore sloveno di elettricità da fonti rinnovabili, è composto nel complesso da 34 enti che costituiscono gli attori chiave in rappresentanza delle istituzioni pubbliche, del mondo della ricerca e dell’industria della macroregione del Nord Adriatico coprendo l’intera filiera dell’idrogeno, dalla produzione, allo stoccaggio, alla distribuzione sino all’utilizzo finale di tale vettore energetico in una pluralità di settori. In rappresentanza del territorio italiano sostengono il progetto oltre all’Amministrazione regionale, l’ente nazionale di ricerca Area Science Park che ha svolto un ruolo di primaria importanza nel coordinamento dei contributi provenienti dai portatori di interesse italiani, Acegasapsamga S.p.A., Cimolai S.p.A., Faber Industrie S.p.A, Acciaierie Bertoli Safau, Danieli centro combustion S.p.A, Ferriere Nord S.p.A.,  Clean Technology Systems – CTS H2, Snam S.p.A, Halo industry S.p.A,  Fondazione Bruno Kessler, Università degli studi di Trieste, Tpl-Trasporto Pubblico Locale Fvg s.c.ar.l. e le affiliate Trieste Trasporti S.p.A. e  A.P.T. Azienda Provinciale Trasporti Gorizia, META Group Srl.

Massimiliano Fedriga, Presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha affermato

“Accolgo con estrema soddisfazione questo risultato di altissimo valore che riguarda l’intero sistema territoriale regionale che si è impegnato, con grande convinzione, a costruire le basi per la costruzione di una valle idrogeno su scala transnazionale con l’obiettivo di accelerare il processo di transizione energetica. Il progetto “North Adriatic Hydrogen Valley” è nato dalla collaborazione già in essere tra gli hubs di ricerca e  innovazione del Friuli Venezia Giulia, della Slovenia e della Croazia che hanno saputo mettere a fattor comune, fornendo un esempio unico su scala macroregionale, conoscenza e competenze,  ed agli investimenti che già il settore industriale dei tre territori ha programmato e che richiede una capacità di coordinamento su ampia scala per produrre ricadute significative in termini occupazionali e di benessere delle nostre comunità. Confido che la valutazione positiva riconosciuta alla qualità del progetto a livello europeo porti alla conferma dell’ingente finanziamento atteso e sia di buon auspicio anche per le altre opportunità che la Regione intende sfruttare in maniera sinergica, a partire dagli investimenti previsti dal PNRR per la produzione e utilizzo dell’idrogeno”.

 

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H2IT esprime la propria posizione critica sulla revisione degli investimenti del PNRR che mette a rischio il settore idrogeno

Idrogeno, H2IT: la revisione degli investimenti del PNRR mette a rischio il settore, la sicurezza energetica e l’abbandono dei combustibili fossili. Un’occasione sprecata per dare al Paese una posizione di leadership e creare nuovi posti di lavoro. In pericolo gli investimenti fatti dalle aziende da oltre 10 anni. L’Associazione auspica l’apertura di un tavolo di confronto con i Ministeri competenti.

 

A seguito delle recenti notizie apparse su alcune testate giornalistiche di primaria importanza H2IT, Associazione italiana idrogeno, esprime la propria posizione in merito all’ipotesi di cancellare alcuni progetti di investimenti sulle infrastrutture di rifornimento per l’idrogeno espressa dal Ministro delle infrastrutture e dei Trasporti On. Matteo Salvini. L’idrogeno rappresenta un vettore energetico strategico per l’economia, la sicurezza energetica e la crescita del Paese. I 3,64 miliardi del PNRR sono fondamentali per non vanificare gli investimenti già fatti dalle aziende, su cui hanno costruito una pianificazione fino al 2026. Dal trasporto pesante a quello ferroviario e navale: tanti grandi player italiani della mobilità e le loro filiere di PMI sono già all’avanguardia, ma occorrono investimenti pubblici e certezza normativa per programmare il futuro.

 

Milano, 23 gennaio 2023 – In relazione alla ricognizione dei progetti previsti dal PNRR in ambito idrogeno in corso da parte del Ministro per gli Affari Europei e PNRR on. Raffaele Fitto e le dichiarazioni del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti on. Matteo Salvini, che ha espresso la volontà di cancellare gli investimenti per la realizzazione di stazioni di rifornimento dell’idrogeno su strada e su ferrovia, H2IT – Associazione italiana idrogeno, che rappresenta oltre 100 soci tra grandi, medie e piccole imprese, centri di ricerca e università, sottolinea l’importanza strategica del comparto idrogeno, sviluppato grazie agli ingenti investimenti privati delle aziende.La revisione del PNRR comporterebbe un grave rischio per tutto il comparto e arresterebbe la crescita di aziende italiane in grado di assicurare al nostro Paese una posizione di leadership nell’economia della transizione energetica e di potenziare finalmente la filiera tecnologica. Rappresenterebbe, inoltre, un’occasione sprecata per la creazione di nuovi posti di lavoro e per rendere il Centro e il Sud, per le particolari condizioni meteorologiche di cui godono, veri e propri centri di produzione di energia.

L’Italia e importanti aziende e centri di ricerca hanno recentemente visto selezionati e finanziati progetti sull’idrogeno per più di 1 miliardo e mezzo di euro sommando gli IPCEI – Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo (Important Project of Common European Interest) notificati, i bandi Ricerca e sviluppo approvati dal MITE a giugno 2022 e i bandi della Clean Hydrogen Partnership. Un eventuale cambio di rotta sarebbe in contrasto con la strategia di sviluppo già avviata, con ripercussioni gravi su tutto l’ecosistema e le filiere produttive legate allo sviluppo dell’idrogeno come vettore energetico.

Per continuare il percorso di sviluppo della filiera, occorre supportare la strategia nazionale, in linea con il contesto internazionale attraverso investimenti mirati. I 3,64 miliardi del PNRR dedicati all’idrogeno rappresentano un primo passo, non ancora sufficiente, ma fortemente necessario, reso possibile grazie alla visione non ideologica ma tecnologicamente neutra promossa anche da partiti ora al governo. Si tratta di risorse su cui il comparto, fatto anche di tante PMI, fa affidamento e su cui ha costruito una programmazione nel quinquennio 2022-2026, con un importante impatto sia in termini di investimenti sia sul fronte occupazionale. Rivedere le progettualità del PNRR senza prima un confronto con gli operatori, rischia non solo di danneggiare fortemente il comparto, ma anche di contribuire a creare un gap competitivo del nostro Paese e delle nostre imprese rispetto agli altri Paesi europei. L’Italia, infatti, può giocare un ruolo di leadership grazie alle infrastrutture già presenti sul territorio per il trasporto del gas e all’expertise maturata in questo settore.

L’eventuale revisione dei progetti non sarebbe in linea con la programmazione europea, che ha raddoppiato gli obiettivi per l’idrogeno verde al 2030, sta investendo risorse tramite strumenti come l’IPCEI e ha annunciato l’istituzione di una Banca per l’Idrogeno.

Cancellare i progetti già previsti vanificherebbe gli sforzi fatti dal settore della mobilità. I grandi player dell’Automotive si sono già mossi con ingenti investimenti. Una scelta precisa che riguarda soprattutto la costruzione di infrastrutture idrogeno, che hanno un valore strategico enorme per lo sviluppo della mobilità a zero emissioni dei veicoli commerciali pesanti. In ambito ferroviario, inoltre, le aziende statali hanno già fatto ordini per treni idrogeno, la cui implementazione sul territorio abilita lo sviluppo di Hydrogen Valley, mentre i grandi costruttori italiani ed europei sono vicini al lancio commerciale dei primi modelli a cella a combustibile alimentate a idrogeno.

La costruzione delle infrastrutture H2 è un fattore indispensabile per lo sviluppo della mobilità a zero emissioni, sia dei veicoli leggeri, sia degli autobus che dei veicoli commerciali. Molti grandi costruttori, tra i quali una folta rappresentanza è costituita da italiani ed europei, hanno investito risorse anche nello sviluppo di mezzi alimentati ad idrogeno, per i benefici che questo tipo di tecnologia può offrire in termini di flessibilità di utilizzo, tempi di fermata per il rifornimento ed autonomia.

Alcuni veicoli leggeri e bus a celle a combustibile a idrogeno sono già disponibili sul mercato, e molti altri modelli, sia pesanti sia leggeri sono vicini al lancio commerciale. Per il trasporto leggero: Toyota, Hyundai e BMW; per il TPL Bus: IVECO BUS, Daimler, Solaris, Rampini CaetanoBus, e Industria Italiana Autobus; per i veicoli commerciali, leggeri o pesanti: IVECO, Hyundai, DAF, Stellantis, MAN, Daimler, Scania e Volvo; sui treni: fra i costruttori Alstom e Stadler, fra gli operatori interessati a progettualità con treni a idrogeno Ferrovie Nord Milano, Ferrovie della Calabria, ARST Sardegna, Ferrovie del Sud Est, Ferrovia Circumetnea; nel trasporto navale: Fincantieri, Grimaldi e nella logistica della movimentazione materiali: Toyota Material Handling.

L’Associazione auspica l’apertura di un tavolo di confronto e approfondimento con Ministri competenti per poter fornire il proprio contributo e supporto in una fase estremamente delicata che vede alcuni bandi ancora aperti e la pianificazione annunciata il 17 gennaio da parte della Commissione Europea del NetZero Industry Act, il piano industriale per il Green Deal che ha identificato l’idrogeno insieme all’eolico, le pompe di calore e il solare tra i settori cruciali per il raggiungimento dell’obiettivo emissioni zero.

Comunicato Stampa_H2IT risponde a Salvini e Fitto_23_01_2023

 

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Aperte le call della Clean Hydrogen Partnership

La Clean Hydrogen Partnership ha lanciato  i nuovi topic per il 2023!

Con un budget totale di 195 milioni di euro per lo sviluppo di progetti che supportano la creazione di tecnologie per l’idrogeno pulito, I topic presentati sono in totale  26, 11 azioni di innovazione (IA), 13 azioni di ricerca e innovazione (RIA) e 2 azioni di coordinamento e sostegno (CSA). Cinque delle azioni di innovazione (IA) sono considerate di importanza strategica e sono selezionate come progetti flagship, che dovrebbero avere un impatto significativo nell’accelerare la transizione verso un’economia dell’idrogeno.

La deadline per la sottomissione dei progetti è il 18 aprile

LINK ALLE CALL 2023

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H2IT pubblica i risultati preliminari dell’osservatorio idrogeno

Qual è lo stato dell’arte del settore? Per rispondere a questa domanda, H2IT in collaborazione con la Direzione Studi e Ricerche e l’Innovation Center di Intesa Sanpaolo, ha presentato a Key Energy, la fiera di riferimento per il mercato delle energie rinnovabili, l’Osservatorio H2IT: I numeri sul comparto idrogeno italiano. L’analisi rappresenta un’anteprima dei risultati dell’Osservatorio sulle imprese associate ad H2IT (grandi, medie e piccole imprese, start-up) che rappresentano tutta la catena del valore dell’idrogeno dalla produzione fino agli usi finali. Dall’inchiesta condotta nel mese di ottobre dalla  Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, emerge la fotografia di un settore in crescita ma ancora poco sviluppato (l’incidenza dell’idrogeno sul fatturato totale è stata pari in media al 6% nel 2021) ed unico nel panorama manifatturiero nazionale per la forte presenza di alleanze di tipo industriale: per oltre il 70% delle aziende del campione, l’innovazione in ambito idrogeno nasce dalla collaborazione con altre aziende, fattore che lo rende quindi terreno fertile per l’open innovation.

Dall’indagine svolta emerge chiaramente il ruolo centrale degli investimenti per le imprese della filiera dell’idrogeno, che si trovano ad affrontare le importanti sfide, tecnologiche e non, poste dalla transizione energetica. In generale, più del 70% delle imprese ha al suo interno un’area R&D dedicata esclusivamente all’idrogeno ed il 7% ha comunque intenzione di strutturarsi in tal senso. Andando a vedere le aspettative per fine anno, più della metà degli intervistati (67%) chiuderà il 2022 con un aumento degli investimenti rispetto al 2021. L’innovazione tecnologica dell’idrogeno avviene ancora in modo prevalente con mezzi propri (in media il 67% del totale finanziato). È ancora marginale, invece, il peso dei fondi pubblici, sia europei (13%) che nazionali e regionali (10%), utilizzati maggiormente dalle aziende più piccole che hanno un minore accesso al capitale privato (banche e fondi). Ciononostante, la partecipazione a bandi pubblici è elevata, sia nel caso di bandi europei (60% delle imprese) sia nel caso di bandi nazionali (72%). In termini di fatturato, il 62 % delle aziende si aspetta una crescita a fine 2022 rispetto al 2021.
Che impatto stanno avendo crisi energetica, aumento dei prezzi delle materie prime e scenario geopolitico incerto? Nonostante le difficoltà macroeconomiche del momento, lo sviluppo del comparto idrogeno non si è arrestato. Per la metà del campione, il loro coinvolgimento nel mercato dell’idrogeno non è pregiudicato dal contesto attuale. Per alcune imprese ci sono addirittura dei risvolti positivi: il 38% scorge in questa situazione nuove opportunità di business e sta quindi accelerando gli investimenti. L’accelerazione che l’attuale contesto economico e geopolitico sta dando alla transizione energetica può quindi beneficiare la crescita del settore.

Ma quali sono le altre criticità che bloccano lo sviluppo del comparto? Le aziende soffrono soprattutto la mancanza di un quadro normativo chiaro (79%) insieme all’incertezza di una domanda di mercato non ancora definita (69%). Circa la metà teme, inoltre, che la generazione da rinnovabili sarà insufficiente per la produzione dell’idrogeno verde, ed è ancora elevata la quota di aziende (50%) che ritiene troppo elevati i costi delle tecnologie. A questo si aggiunge che gli obiettivi di Repower EU di produzione a livello europeo di 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde nel 2030 vengono ritenuti raggiungibili solo con forti interventi di policy (secondo l’83%).

“La sensibilità dei legislatori europei ed italiani e dell’opinione pubblica nei confronti dell’idrogeno non è mai stata così alta – ha dichiarato Alberto Dossi, Presidente di H2IT. La crisi energetica sta spingendo i Paesi del Vecchio Continente, Italia compresa, a cercare alternative all’approvvigionamento classico, e si iniziano a vedere i primi risultati. La filiera, costituita sia da realtà affermate che giovani, è molto consapevole: nel nostro mercato si creano sempre nuove collaborazioni e alleanze finalizzate alla creazione di tecnologia e innovazione. Se sostenuto nella maniera adeguata, da qui al 2030 l’idrogeno darà un contributo fondamentale per decarbonizzare molti settori, come i trasporti e quelli hard-to-abate, sui quali si è concentrata la maggior parte dei fondi per l’idrogeno del PNRR. Per realizzare il sogno di un’Italia e un’Europa a emissioni zero, serve puntare anche su un vettore unico come l’idrogeno, specialmente su quello verde, prodotto da energie rinnovabili e sicuro protagonista del mix energetico del futuro. Dalla sua nascita, H2IT cerca di stimolare la collaborazione e dare una voce unica alla filiera anche in sede politica, per questo chiediamo alle istituzioni un ulteriore sforzo su strumenti incentivanti e interventi legislativi semplificativi, specialmente a fronte degli investimenti privati degli ultimi anni.”

Per leggere il comunicato stampa completo, CLICCA QUI CS_Osservatorio H2IT_Intesa Sanpaolo IC_10_11_2022

Per scaricare le slide dei risultati preliminari, CLICCA QUI Risultati preliminare indagine H2IT_10112022

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